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  • Immagine del redattoreChiara Cosentino

Stress: due sistemi tra mente e corpo


Ti è mai capitato di sentire, nelle sfide della vita quotidiana, quelle piccole spiacevoli sensazioni, come avere le mani fredde e sudate proprio quando stai per stringere la mano per la prima volta al direttore generale? O il cuore che batte talmente forte da offuscare i pensieri, prima di un intervento importante durante una riunione? O la voce stridula e che si spezza in gola durante una conferenza in pubblico?



Bene, se ti è capitato vuol dire che sei umano e che il tuo corpo funziona così come è stato programmato per fare.


Perchè queste sensazioni “spiacevoli” altro non sono che il segno dell’attivazione di un sistema del nostro corpo, cui dobbiamo, come genere umano, la sopravvivenza.

E’ il Sistema Nervoso Autonomo Simpatico.


Questo sistema è programmato per attivarsi quando percepiamo degli stimoli minacciosi e la sua attivazione, che modula parte della nostra “risposta di stress” è evolutivamente programmata per mettere il nostro corpo nelle condizioni di combattere o scappare (fight or flight), uniche opzioni valide quando ci troviamo davanti ad una minaccia per la nostra sopravvivenza.

Le pupille si allargano, per permetterci di visualizzare meglio il campo ed identificare le via di fuga, aumenta il sudore per abbassare la temperatura e sopportare meglio lo sforzo, il cuore batte più veloce per pompare sangue ai muscoli, che a loro volta si tendono per facilitare lo scatto.

Lo stomaco e l’intestino si bloccano e cercano di “scaricarsi” il più possibile per facilitare la fuga, i muscoli della gola si stringono per emettere suoni striduli e inarticolati ma che possano arrivare il più lontano possibile, siamo meno lucidi perché il sangue si concentra ai muscoli e non al cervello perché se c’è un allarme bisogna scappare e mettersi in salvo, a ragionare ed analizzare ci penseremo poi.

Questo tipo di attivazione, è programmata per essere a breve termine. Per accendersi, portarci al sicuro e spegnersi. Originariamente, era così.

Nella vita “piatta” di un Homo Neanderthalensis (o anche di un qualsiasi mammifero) , gli stimoli minacciosi erano relativamente pochi, esterni e ben visibili e ben combaciavano con uno scoppio di attivazione che, una volta scongiurato il pericolo, si sarebbe spento.

Grazie all’attivazione di un altro sistema, speculare al primo, che tocca e avvolge esattamente gli stessi organi e le stesse funzioni.


Il Sistema Nervoso Autonomo Parasimpatico.

Questo altro sistema è quello che, quando attivato, permette al nostro corpo di rallentare, di digerire, di essere “tenero” e amichevole (rest and digest, tender and be friend). Quando si attiva, le pupille si stringono, per permettere di guardare meglio e più a fondo stimoli vicini, il cuore rallenta perché deve pompare solo il sangue necessario ai regolari processi fisiologici, stomaco e intestino si prendono il tempo di digerire, i muscoli si distendono, perché non c’è nessun bisogno di essere pronti a scattare, la gola si allenta, per permettere di modulare suoni bassi e dolci, il sangue arriva al cervello e con questo scambia ossigeno, permettendoci di ragionare a lungo termine, interpretare, progettare.

Questi due sistemi, quando a pieno regime, ingaggiano una danza di attivazione di uno e poi dell’altro, in un magico equilibrio dinamico che si traduce nella sensazione di “stare bene”.

E allora, se questo è il progetto originario, cos'è che inceppa il meccanismo e che ci provoca disagio, ci fa sentire stressati?


La risposta sta nell'assenza di questa danza.

Perché nella nostra vita quotidiana gli stimoli che registriamo come minacciosi sono aumentati in modo esponenziale.

Ci sono quelli esterni che arrivano e sconvolgono la giornata: una lite con il boss, una mail che arriva proprio prima di cena, il bancomat che ritira la carta durante un prelievo e il numero verde che non è attivo.

Ma, ben più centrali, sono le reazioni che noi abbiamo davanti a questi stimoli

Pensieri negativi che si infilano in ogni momento, specialmente quando siamo sotto pressione e abbiamo un obiettivo da raggiungere, immagini che si ripropongono, preoccupazioni sulle conseguenze delle nostre azioni e di quelle altrui, sensi di colpa, senso del dovere, frustrazione, rabbia, impotenza.

Un branco di predatori che ci attacca continuamente, senza darci il tempo di riposare, di sentirci al sicuro.

Questo spinge il nostro corpo a mettersi in posizione di difesa e, a sua volta, questa viene letta dal nostro cervello come la prova della tangibile presenza della minaccia che, venendo dall'interno, è impossibile da combattere e da sfuggire.

E diventa un circolo.

E' precisamente questo circolo la parte dello stress che ci fa stare male, che assorbe le nostre energie e ci lascia svuotati.

Il viaggio più importante che possiamo intraprendere è quello che ci permetterà di interrompere questo circolo, riportando lo stress alla sua funzione originaria: tenerci in vita,

prepararci all'azione, darci la giusta spinta per raggiungere al meglio gli obiettivi che ci siamo prefissati.


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